31 ottobre 2024
Passeggiando per i viali di San Michele, si percepisce la mano invisibile di chi ha progettato questo spazio con devozione e cura. Prima Giannantonio Selva, architetto del celebre Teatro La Fenice, e poi David Chipperfield, noto per il suo stile minimale e armonico, hanno tracciato un percorso che invita il visitatore a perdersi nella contemplazione. Chipperfield, con il suo linguaggio architettonico essenziale, ha ridisegnato una parte dell’isola, creando colonnati e spazi silenziosi, quasi monastici, in cui la luce e l’ombra si intrecciano come in una danza.
La storia di San Michele è profondamente legata ai cambiamenti culturali e politici del suo tempo. Nel 1804, sotto il dominio di Napoleone Bonaparte, fu emesso un decreto che imponeva di spostare i cimiteri al di fuori delle aree densamente popolate delle città, per prevenire rischi alla salute pubblica e garantire l'igiene. In precedenza, i veneziani seppellivano i propri defunti nei terreni delle chiese al centro della città. In risposta al mandato di Napoleone, San Michele fu designata nel 1807 come isola cimitero di Venezia, trasformando per sempre il ruolo di quest'isola. Questa scelta fece di San Michele un santuario dove le figure illustri di Venezia potevano riposare in un luogo appartato dalla città rumorosa, eppure abbastanza vicino da continuare a farne parte nello spirito.
Questi spazi sembrano rivelare il mistero della vita e della morte, come un soffio silenzioso che ci ricorda che tutto è fugace, eppure perennemente presente. L’architettura di San Michele non impone, ma accompagna; non ostenta, ma lascia spazio alla riflessione.
San Michele ospita figure illustri, anime che hanno illuminato il mondo con le proprie opere, lasciando un’impronta indelebile. Sulle tombe dei grandi artisti come Igor Stravinsky, Ezra Pound e Sergej Djagilev, fiori e messaggi di ammiratori di tutto il mondo sono come offerte silenziose di chi riconosce in questi spiriti un afflato immortale. La tomba di Stravinsky, così semplice e austera, invita al silenzio, quasi a richiedere che sia la musica a parlare per lui. La pietra che sovrasta la sepoltura di Pound sembra voler trattenere i suoi versi, lasciati per sempre a galleggiare tra acqua e cielo. E Djagilev, con le scarpette da balletto lasciate dai suoi ammiratori, pare ancora danzare con la laguna, come in un balletto che non conosce fine.
Percorrere i sentieri di San Michele è come addentrarsi in una dimensione sospesa, dove il tempo perde la sua presa. È qui che Venezia, regina della bellezza e della storia, offre un ultimo abbraccio ai suoi figli d’arte, lasciandoli liberi di fluttuare in un eterno legame con la città. Ogni tomba, ogni iscrizione, ogni dettaglio è un richiamo alla nostra finitezza e, al contempo, al desiderio di trascendere attraverso ciò che di più grande e intenso abbiamo lasciato.
Visitare San Michele, esplorarne i viali e respirare la calma immensa che vi regna, suscita il desiderio di appartenere, un giorno, a questo luogo senza tempo. Tuttavia, la possibilità di essere sepolti a San Michele è un privilegio raro e riservato. A causa delle limitate dimensioni dell’isola e delle restrizioni vigenti, la sepoltura a San Michele è concessa quasi esclusivamente a cittadini veneziani o persone che hanno avuto un legame profondo e speciale con la città, come artisti e personalità culturali di rilievo internazionale. Le procedure richiedono un’autorizzazione speciale, e i posti disponibili sono estremamente limitati, tanto che solo chi ha effettivamente contribuito in modo significativo alla vita culturale di Venezia può sperare di riposare in questo luogo.
Anche per molti veneziani, dunque, l’accesso a San Michele resta un sogno spesso inarrivabile, ma per chiunque visiti questo luogo, tuttavia, rimane l’opportunità di immergersi in un mondo parallelo, lasciandosi attraversare dall’idea di infinito che avvolge l’isola rendendo omaggio a chi vi riposa.
Un'immenso abbraccio con le anime di coloro che hanno costruito la storia e la bellezza di Venezia e non solo.